Marco Frisina: la musica è un dialogo d’amore
Mons. Marco Frisina si racconta in questa intervista a partire dalle sue molteplici e parallele attività di religioso, compositore di musiche sacre e autore di produzioni sonore per cinema e teatro, docente, scrittore e coordinatore di numerosi progetti interculturali. Per Mons. Frisina è il suo essere prete a muovere e, al contempo, a tenere unite tutte queste competenze. In altre parole, la capacità di fare della propria vita un messaggio, di saperlo comunicare e condividere con gli altri. D’altronde, come insegnano le Sacre Scritture, la parola di Dio è bellezza, verità, amore, incontro e tolleranza.
I suoi concerti, come spiega Frisina, non si fermano al puro intrattenimento ma cercano il dialogo con chi ne fruisce; poiché le sonorità si generano attraverso un atto d’amore che mira ad abbracciare l’altro. In questo senso, la musica non ha confini e ciò gli permette di muoversi tra la composizione sacra e quella “profana” della cinematografia. Un rapporto, quello con il piccolo e grande schermo, che nasce casualmente nel ’92 ma che, nel corso dei decenni, si è trasformato in una dimensione ricca di collaborazioni e riconoscimenti. Come puntualizza l’intervistato, si può dare profondità con la musica anche a pellicole storiche, pur rimanendo sé stessi.
Spostando il discorso sulla creatività, Frisina ne sottolinea il lato misterioso. Dove nasce e quando nasce è soggettivo, può originarsi da un’esperienza, da un incontro, una lettura, e necessita di un tempo per sedimentare e svilupparsi in qualcosa. Il prodotto finale è pur sempre un processo di sintesi. Ad esempio una scala può suggerire una musica, così prendono il via le note per il Paradiso nella trasposizione teatrale della Divina Commedia, che lo vede impegnato nei prossimi mesi.
Entrando nel concreto dell’atto creativo, nello studio occupato da grandi monitor e tastiere, Mons. Frisina mostra come le nuove tecnologie possano agevolare la scrittura in note, modificarla ed ascoltarla in tempo reale. I dispositivi digitali, come egli conclude, risultano efficaci se utilizzati per amplificare la creatività e non per deformare le funzioni. Ad ogni modo il gesto fisico dell’uomo, con tutti i suoi errori, resta irripetibile.